L’uomo fedele. Il triangolo… sì

Louis Garrel si rivela come l’ultimo vero interprete della Nouvelle Vague e con L’uomo fedele firma un’opera ricca di grazia che ha anche il sapore della dichiarazione d’amore alla sua nuova compagna di vita e di set, Laetitia Casta. Il film è sugli schermi italiani dall’11 aprile distribuito da Europictures.

 

l'uomo fedele

Leggero come un soffio che somiglia ad una carezza: è così che mi piace sintetizzare questa meravigliosa operetta sentimentale con cui Louis Garrel torna alla regia quattro anni dopo l’uscita del suo film d’esordio, Les deux amis, opera tuttora inedita nel nostro paese che lo vedeva anche interprete al fianco della sua compagna di allora, Golshifteh Farahani.

Ne L’uomo fedele Garrel non insegue la contemporaneità, non ha bisogno di dilatare i tempi del suo racconto nè di affastellarlo di personaggi e situazioni. Il suo film dura 75 minuti appena e conta di pochi personaggi, ma la densità del loro vissuto crea suggestioni che tengono lo spettatore costantemente in bilico tra romanticismo, divertimento e persino un pizzico di suspance. Garrel non insegue la contemporaneità perchè ha ben chiari quali sono i suoi riferimenti classici e forse servirebbe un’ampia conoscenza della letteratura e più in generale del mondo dell’arte francese per scovarli tutti. Evidente è l’influenza della nouvelle vague (tanto praticata da suo padre Philippe) ed in particolare del cinema di Truffaut del quale Louis sembra essere un antico interprete tanto il suo stare in scena ricorda l’Antoine Doinel di Jean Pierre Leaud. L’analisi dei sentimenti, il continuo gioco di intrighi, la sottigliezza della parola sono dal canto loro espressioni tipiche delle commedie di Mariveux e forse non è un caso che la protagonista (interpretata dalla bella e matura Laetitia Casta) si chiami Marianne proprio come il personaggio del più celebre tra i romanzi di Mariveux, La vita di Marianna. Il racconto con voce fuori scena dei tre protagonisti ed i tempi tragicomici del racconto ci riconducono inoltre con piacere alle atmosfere tipiche del cinema di Woody Allen.

l'uomo fedele

Il triangolo amoroso è il cuore del racconto e Garrel ce lo propone in una doppia versione con due dei personaggi che ne restano protagonisti ed un fratello ed una sorella che si passano, a molti anni di distanza, il testimone nel ruolo di terzo incomodo. Il film si apre con la brutale rivelazione che Marianne fa ad Abel (Louis Garrel) di essere incinta del suo migliore amico, Paul. Il compassato Abel incassa e porta a casa, anzi fa le valigie (un evento che si ripeterà ancora nel suo percorso sentimentale) e frettolsamente lascia la casa in cui viveva con Marianne per lasciare spazio al matrimonio di lei. Nove anni più tardi (ma solo pochi attimi dopo nel racconto cinematografico) ci ritroviamo al funerale di Paul che sembra spalancare le porte ad un ritorno di fiamma tra i due vecchi amanti e complici. Ma il gioco delle coppie è ancora lontano dal trovare soluzione ed attraverso una serie di divertenti flashback il regista ci porta a conoscenza del personaggio della tentatrice Eve (Lily Rose Depp), la sorella di Paul che, dopo aver avuto un’adolescenza segnata dalla cocente infatuazione per Abel, ora ha tutte le carte (ed il corpo) in regola per vivere con lui un vero amore. La sfida tra le due donne per accaparrarsi il favore di Abel è  pronta a consumarsi, mentre “L’uomo fedele”, l’oggetto del loro contendere, conservando i suoi invidiabili toni compassati, si lascia irretire dalle raccapriccianti indagini poliziesche di Joseph, il piccolo figlio di Marianne, che, con la sua staordinaria capacità di minare ogni certezza e di fare saltare gli equilibri, veste i panni della variabile imprevista.

l'uomo fedele

Tutto il racconto è ammantato dall’aria e dalle luci di Parigi che si rivela molto raramente nei suoi segni più tangibili, ma che si rende inevitabilmente riconoscibile ad ogni inquadratura. Il tono resta sempre leggero e condito di sottile ironia: nella scrittura del testo si sente, al fianco di Garrel, il tocco raffinato e pungente del veterano degli sceneggiatori francesi, quel Jean Claude Carriere che ha legato la sua straordinaria carriera al nome di Luis Bunuel, per il quale ha firmato tantissimi capolavori. Come nota di pura curiosità va infine sottolineato che la buffa cameriera che, nel film, dissente sui consigli che il metre di un ristorante rivolge ad Abel è Kiara Carriere, giovanissima figlia di Jean Claude, avuta dal matimonio con una donna iraniana.

///il trailer///

 

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