Nanni Moretti: la filmografia completa in dvd comincia da ‘Mia madre’

Nanni Moretti: la filmografia completa in dvd comincia da 'Mia madre'

È una scelta quantomai significativa, quella de “La Repubblica”, che ha inserito ‘Mia madre’ quale primo dvd della collana di uscite con cui nei prossimi mesi il quotidiano romano, al sabato, omaggerà tutta la carriera di Nanni Moretti, film dopo film. Iniziare dall’ultimo, uscito nelle sale pochi mesi fa, e non da ‘Ecce bombo’, o ‘Bianca’, o ‘Palombella rossa’, non va soltanto nella direzione di corrispondere al lancio sul mercato del dvd di ‘Mia madre’. No. ‘Mia madre’, se considerato in rapporto all’intera cinematografia di Moretti, rappresenta un nuovo inizio.
Il film che Nanni ha girato subito dopo la malattia e la morte di sua madre, si presenta come il film più universale girato da uno dei cineasti più autoriali del panorama non solo italiano. L’uomo che ha impersonato in film un alter ego proprio col cognome della madre, Apicella; che ha girato un documentario durante l’attesa del suo figlio primogenito; che ha avuto il coraggio di mettere in scena la vera odissea subìta personalmente durante le cure per una grave malattia; quest’uomo non è più un autarchico, ma a sessant’anni, partendo da un vero e recente dolore personale, si apre a un racconto che arriva a tutti noi più di ogni suo altro precedente.
Moretti affronta il lutto della perdita della madre girando un’opera che diventa un monumento alla vita di rara onestà.
Forse solo l’Haneke di ‘Amour’ si pone, nel panorama contemporaneo, come autore capace di arrivare a vette così elevate di forza narrativa e di significatività, girando un film che mostra la decadenza fisica, la fine della vita, e le lacrime di chi resta poi. Spendere troppe parole sull’interpretazione fornita da Margherita Buy, rischierebbe di svilirne la grandezza, condensata in una recitazione che in uno sguardo commosso, può restituire il senso di un intero racconto, e di tutto un personaggio.
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Rispetto all’altro importante film della sua carriera in cui Moretti ha affrontato la tematica del dolore, e del dolore di chi resta poi, ‘La stanza del figlio‘, questa volta Nanni, partendo da una vicenda necessariamente vera – e già vissuta in prima persona – ha deciso di salire “in alto”. Ha come issato una cinepresa che guarda a una vicenda familiare ma osservando al contempo gli isolati, le strade, la città e il momento storico in cui questa vicenda prende corpo. Mentre il dolore di Giovanni, il padre protagonista de ‘La stanza del figlio’, era un dolore che trovava nella sua professione di psicoterapeuta un volano e un’occasione narrativa capace di renderne ancora più accentuata la tragedia interiore (che diveniva quella di una famiglia che si chiude, e che era nel film vittima di un dolore così naturalmente grande da arrivare a separarla, sia al suo interno, sia separarla dal contesto civico e sociale in cui vive), il dolore della protagonista di ‘Mia madre’, Margherita (Margherita Buy), si pone necessario e inevitabile momento che arriva nella vita di ciascuno di noi, mentre tutto intorno continua a fare il suo corso.
Così Margherita è una regista che cerca di girare un film sulle lotte sindacali in fabbrica al tempo dell’Italia della crisi.
È una regista che si domanda se sia da filmare la violenza dal punto di vista delle forze dell’ordine, oppure dei manifestanti.
È inserita nel contesto storico dell’Italia di questi anni, e intende raccontare una storia di questo Paese durante un periodo in cui le tocca di vivere il dolore più intimo, privato e inevitabile. Nell’affrontare questa impresa professionale, Margherita deve accettare di convivere con i necessari ostacoli propri della sua professione, che vanno da ostacoli di ordine pratico fino all’inevitabile confronto con tutto ciò che, contrapposto al percorso di dolore da lei vissuto, rappresenta il futile: il divo americano protagonista del suo film e impersonato da John Turturro. In questo personaggio, nella levità divertente e al contempo carica di umanità che Moretti gli affida, abbiamo un’arma in più del film.

Nanni Moretti: la filmografia completa in dvd comincia da 'Mia madre'

I momenti di divertimento che troviamo nei battibecchi tra la Buy e Turturro contribuiscono alla qualità che fa di ‘Mia madre’ un film perfetto: l’equilibrio. Un film fatto di salti tra interni ed esterni, tra la casa e la città, tra il necessario silenzio dell’ospedale e il frastuono di un set cinematografico, tra il tempo lungo delle attese in corsia, e il tempo spezzettato dei ciak cinematografici. Un equilibrio che è anche nell’alternarsi tra qualche momento di sogno, necessario al racconto di un personaggio come Margherita – che dell’immaginazione fa un mestiere – e il realismo degli eventi. Assistiamo alla rottura della sua lavatrice – perché è così, quando un momento è negativo, tutto appare prepotentemente più negativo.
Arriviamo fino al capezzale della madre morente, entrando nella penombra di sere passate in solitudine dentro un ospedale. Tocchiamo quasi le lacrime della figlia, ne sentiamo gli urli di frustrazione, dovuti allo strazio per la progressiva impotenza fisica della madre.
Di sfondo, abbiamo un’Italia disorientata e incapace di leggere i conflitti sociali che mettono i propri figli gli uni contro gli altri, verso un futuro incerto.
Alla fine ciò che può dare una direzione, la forza di andare avanti, è il ricordo del passato: l’insegnamento lasciato in vita da chi non c’è più, e che resta sempre di fianco a ciascuno di noi. Grazie Nanni.

(dedicato a tua nonna, che avrei voluto conoscere).

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