Se la strada potesse parlare, il ritorno del regista di Moonlight

Dopo Moonlight, per il quale aveva vinto l’Oscar per il miglior film e la migliore sceneggiatura non originale, il talentuoso regista Barry Jenkins torna con un nuovo film If Beale street could talk (Se la strada potesse parlare), tratto dall’omonimo importante romanzo del 1974 di James Baldwin.

 

se la strada potesse parlare

Il film ha consentito pochi giorni fa a Regina King di vincere il Golden Globe come migliore attrice non protagonista, e si candida a essere uno dei titoli forti per 3 categorie di rilievo nella prossima notte degli Oscar (attrice non protagonista, sceneggiatura non originale, colonna sonora). Jenkins ha confezionato una storia d’amore atipica, mettendo in scena il romanzo di Baldwin nel racconto della storia d’amore degli afroamericani Tish e Fonny (Kiki Layne e Stephan James) nella New York degli anni ’70. I due, che si conoscono fin da bambini, scoprono alla fine di amarsi, e concepiscono un bambino. Il razzismo imperante del tempo costringe al carcere Fonny, ingiustamente accusato di stupro da parte di una donna bianca. La storia è raccontata attraverso dei flashback, schiudendosi in tal senso in tutta la sua potenzialità drammaturgica.

Nell’equilibrio tra il melò e il cinema politico risiede la forza di questo film, in cui Jenkins dà il meglio di sé quando fotografa i due bravissimi protagonisti guardarsi innamorati e camminare mano nella mano nella strada, raccontati con epica leggerezza dalla colonna sonora di Nicholas Britell, i cui archi paiono aprire smisurati quartieri per le passeggiate di Tish e Fonny. Attorno, il cast di supporto fa con professionalità il suo ruolo, e Jenkins muove le sue attrici e i suoi attori a raccontarci di un piccolo amore di strada troppo grande per le convenzioni sociali, l’arretratezza culturale e il razzismo.

/// il trailer ///

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